"Ricordare questo passato così speciale è necessario per farlo rinascere, rinnovellandolo e arricchendolo con nuove idealità"

BIOGRAFIA


È autore di scritti storico-politici e filosofici.

La sua attività quarantennale di studio e di ricerca ha riguardato, in primo luogo, la filosofia greca e moderna, con particolare attenzione alla filosofia socratico-platonica e al pensiero di Friedrich Nietzsche e di Ernest Bloch cui ha dedicato numerosi saggi e diversi volumi: Lo specchio di Dioniso. Saggi su Giorgio Colli (con Giuliano Minichiello, 1984); Platone e il linguaggio (1985); Evento e ricordo del dio vivente (2002); Socrate, il demone e Apollo (2007); Memoria e utopia in Ernst Bloch (2010); La Dea bianca e la comunità interculturale (2015). La sua riflessione ha recentemente privilegiato le questioni di carattere storico-politico che investono l’Italia contemporanea nel contesto europeo e internazionale. Tra i volumi dedicati a questi temi: L’umanità, la tecnica e la globalizzazione. Le forze democratico-riformiste di fronte alla sfida del terzo millennio (2001); Il sole nero del Sud. La questione meridionale e il principe democratico (2003); Pensieri sul Partito Democratico (2007); Disegnando molti cieli. Diario di un militante del PD (2009); In vino veritas. Dialogo sui minimi sistemi (con Giuliano Minichiello, 2011); Lungo il fiume senz’acqua. Note su un Paese anormale nella crisi (2012); Eroi nel Paese della mafia (2016); Storia di Lili Marleen. Una canzone contro la guerra cantata da uomini in guerra (2017). Nel 2018 ha esposto la sua visione dell’uomo e del senso fondamentale della storia in Edipo. Per una genealogia dell’umano.




RICORDI


I "Ricordi" di Anzalone riguardano personalità con cui ebbe "amistà e conversazione", essendo irpini come lui (Giuliano Minichiello, Federico Biondi, Pasquale Stiso) e personalità che tanto furono influenti sulla scena italiana e del mondo, lasciando nel suo animo e nella sua mente un'indelebile impronta (Gerardo Chiaromonte, Salvador Allende, Michail Gorbacev, Enrico Berlinguer). Nonostante la diversità di ruoli e funzioni che svolsero, ciò che le unisce è l'autenticità e l'inconfutabilità del loro costume di vita, la loro alta qualità intellettuale e culturale ed etico-politica. In breve, la luce che da loro promana.

Questo libro può essere quindi considerato come l'esplicitazione di un'intentio rammemorante di vite e idee di cui l'Autore vuole dare testimonianza. Un'intentio, questa, che pare collocarsi nel territorio nomadico, erratico, di due sentimenti apparentemente contrapposti. Il primo, con carattere dominante, è la malinconia per un passato di grandi storie e di grandi ideali, pur contrastati da terribili forze, che nonha avuto seguito. Il secondo sentimento è il desiderio comunque invincibile che tale passato, leibnizianamente, divenga "gravido di futuro" per opera delle nuove generazioni, innanzitutto delle donne. Ricordare questo passato così speciale è necessario per farlo rinascere, rinnovellandolo e arricchendolo con nuove idealità, così da vincere la tristizia del presente e porre fine alla notte del mondo. Non fortuitamente, il libro si apre con il testo di insuperabile bellezza poetica delle "Ricordanze" di Giacomo Leopardi.

INTERVISTE:

INTERVISTA BOOK FAIR (PRESTO DISPONIBILE)

ALTRE PUBBLICAZIONI:

NOSTALGIA DI FUTURO

NELLA NOTTE DEL MONDO


Se l’umanità a breve non porrà mano a un modello di sviluppo rispettoso delle leggi di natura e dell’ambiente, in primis dell’habitat animale, non si salverà da nuove pandemie e da catastrofi sempre più gravi, provocate dall’entropia ecologica. La tragedia attuale della pandemia del Covid (al 10 dicembre 2020, 70 milioni di contagi nel mondo e più di un milione e mezzo di morti, con l’italia che vanta in Europa il triste primato del maggior numero di morti: oltre 64.000) dimostra che urge riformare profondamente il sistema economico capitalistico-finanziario della borghesia. Questo sistema ha manipolato la natura fino a creare una “seconda natura” – quella artificiale dell’universo merceologico-consumistico in cui anche noi uomini viviamo in quanto ridotti, a nostra volta, a merci – che usa una violenza sulla natura talmente inaudita da risultare intollerabile.
La nostalgia di futuro è la modalità esistenzial-emotiva con cui possiamo recuperare dal passato idee “gravide di futuro” e, con esse, modi di essere e azioni grandi, che, rimaste inattuate, sono una controstoria che attende di farsi storia per contribuire a ripristinare l’umanità dell’uomo e riconciliarlo con la natura.
Infine, qualche precisazione sulla frammentarietà di questo libro concepito e scritto nel tempo della pandemia, di cui a lungo ho parlato. Si tratta di una frammentarietà voluta. In che senso? Nel senso, direi, che il mio intento è stato quello di cercare di capire, immergendomi nel mio vissuto e nei miei ricordi, che cos’è quella che chiamo “Nostalgia di futuro”. Di qui, per un verso, la ricerca di tracce, indizi, segni, di un passato che non è passato in sentimenti, emozioni, concetti, personaggi, storie, riflessioni che, senza pretesa di privilegiamento, mi appaiono sue testimonianze; per l’altro verso, il tentativo di dire perché, a mio vedere, la memoria è l’essenza dell’essere umano e la nostalgia di futuro l’essenza dell’Occidente, ovvero ciò che ne spiega la storia così dinamica e drammatica.

EDIPO

PER UNA GENEALOGIA DELL'UMANO


Nonostante le scoperte scientifiche, il passaggio dallo scimpanzè all’uomo resta un salto (l’“anello mancante”). Occorre, quindi, postulare che l’uomo sia fuoriuscito dallo status scimmiesco allorché ha preso coscienza di sé, è cioè diventato soggetto, animal rationale. Questo implica che l’uomo ha parlato a seguito di un evento eccezionale e traumatico. Un tale evento non può che avere a che fare con la morte. Non la morte propria, alla quale, venendo meno la vita, non può seguire nulla, ma quella di un altro uomo. Riconoscendo in un altro uomo morto se stesso, ha compreso di essere a lui accomunato da un medesimo destino. La coscienza della morte, consistente nel dire la morte dell’altro, segna la nascita della coscienza come pensiero e linguaggio. Ma la morte è il nulla assoluto, l’indicibile. Il linguaggio, pertanto, è segnato dalla contraddizione di riportare nel dicibile ciò che per essenza non si può dire. Solo l’uomo muore; l’animale, essendo privo di coscienza, perisce. Il mito di Edipo - sorto nella arcaica civiltà mediterranea e reso immortale dai grandi tragici greci - esprime questo evento metafisico originario. Esso rappresenta un significativo momento della lotta tra il matriarcato, la religione e la civiltà delle popolazioni autoctone della Grecia, e il patriarcato, la religione e la civiltà delle bellicose popolazioni indoeuropee che la conquistarono. Pur non mettendone in discussione la densa unità, l’Autore esamina il mito dividendolo in due parti. La prima culmina nella sfida vittoriosa di Edipo sulla Sfinge. È questa la narrazione mitica dell’umanizzarsi dell’uomo: Edipo, che risolve l’enigma delle tre età, è il simbolo dell’uomo che giunge alla coscienza di se stesso. A differenza di tutte le specie animali che conoscono solo la dimensione dello spazio, l’uomo è l’animale che, oltre che nello spazio, cammina nel tempo. La seconda parte del mito dice allusivamente che il tempo dell’uomo non è solo diacronico, fatto di tre dimensioni che si succedono in modo lineare, ordinato, pacifico; ma anche sincronico, tale da renderne il cammino disordinato, zigzagante, drammatico. In quanto parricida e incestuoso, Edipo è figlio e marito di sua madre Giocasta, padre e fratello dei suoi figli. È la violenta libido che struttura il suo inconscio a fare sì che l’uomo sia l’animale che cammina nel tempo zoppicando. Ai pericoli e alle catastrofi della sua doppia natura, enigmatica, ambigua, sfuggente, l’uomo tenta di porre riparo con la morale, la politica, etc. Ma la morale, per cercare di salvare l’uomo, può essere, come dice Freud, solo Super-io, dovere, divieto? O la morale rinvia anche e soprattutto al senso del bene, alla mneme orfico-metafisica che l’uomo ha del rapporto pre e post-natale con sua madre? La positività, pur se problematica, del cammino umano, si affida alla sintesi sempre in fieri della morale come dovere di obbedire e come libertà del bene.

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Luigi Anzalone