San Guglielmo di G. Volpe

Suore benedettine di Montevergine


Geppino Volpe, figlio del noto pittore Vincenzo, ha dipinto diverse opere presenti nell'Istituto della Congregazione delle Suore Benedettine di Montevrgine, opere ricche di bellezza e spiritualità e tra queste spicca quella raffigurante San Guglielmo.

L'artista, prendendo spunto dall'opera del padre, raffigura il Santo con la cocolla benedettina bianca e lo posiziona al centro della scena in compagnia di un lupo addomesticato per ricordare il famoso miracolo. Secondo la leggenda, infatti, mentre lavorava alla costruzione della chiesa di Montevergine un lupo sbranò il suo asino. II Santo allora rimproverò il lupo il quale si rese conto di aver sbagliato e mitemente si mise al servizio di Guglielmo prendendo il posto dell'asino.

Alle sue spalle si intravede un paesaggio sfumato, ricco di rocce cineree con striature azzurrine, un paesaggio che ricorda quello di Montevergine. I tratti fisionomici del Santo si ripetono in altre opere dell'artista: occhi lucidi rivolti al cielo, barba folta e naso affusolato. San Guglielmo ha probabilmente appena terminato la sua lettura, chiude il libro, e, con lo sguardo rivolto verso il cielo, resta fermo in stato di contemplazione.

P. D. Anselmo Tranfaglia O.S.B. nel suo libro dedicato a Vincenzo Volpe scrive:

"L'arte sacra è distinta da tutte le altre non nei suoi mezzi che sono comuni, ma nella sua essenza, perché dev'esser capace d'innalzare l'anima dello spettatore, capace cioè di sollevarlo alla preghiera e all'unione a Dio, contemplarlo in se stesso, amato nel prossimo, glorificato nei Santi"

Proprio come accade nel dipinto del padre Vincenzo Volpe, anche nell'opera del figlio Geppino aleggiano armonia, pace solenne e spiritualità che risuonano musicalmente negli accordi delle tinte tenui e delicate e nei toni smorzati.

San Gugliemo nacque a Vercelli intorno al 1805 da una famiglia nobile ma all'età di 15 anni rinunciò a tutti i suoi beni e intraprese un pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Quando tornò si dedicò alla venerazione di tutti i santuari d'Italia e, dopo esser stato anche a Roma, si recò a Taranto dove conobbe Giovanni da Matera il quale cercò di dissuaderlo inutilmente dal suo proposito di recarsi in Terra Santa. Una notte, però, Guglielmo fu derubato e bastonato da alcuni banditi a Oria e, prendendolo come un segno divino, Guglielmo decise di rimanere in Italia e cominciò a percorrere il meridione alla ricerca di un luogo adatto per la vita eremitica. Si stabili, così, ad Avellino sul Monte Partenio, all'epoca abitato da lupi ed orsi. Dopo un po' di tempo, alcuni fedeli e sacerdoti decisero di seguire l'esempio di Guglielmo il quale si ritrovò abate di una congregazione di monaci. II Santo decise di seguire la regola di San Benedetto e costruire una chiesa dedicata alla Vergine Maria nel 1124, da qui verrà il nome di Montevergine. In poco tempo Montevergine si trasformò nel santuario mariano più famoso e visitato dell'Italia Meridionale.

Guglielmo, dopo aver reso stabile la comunità di Montevergine, decise di fondare altri monasteri nel Mezzogiorno d'Italia.


di A. Di Salvio

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